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Novità

Italia. Alimentare, Coldiretti: in Italia straniere due pizze su tre
pubblicata il 29 maggio 2014

Nella terra in cui e’ nata, la pizza non e’ quasi mai ‘made in Italy‘. A rivelarlo una ricerca di Coldiretti, che indica come quasi due pizze su tre, cioe’ il 63 per cento di quelle servite nel Belpaese, sono prodotte con farina, pomodoro, mozzarelle e olio non italiani, senza alcuna indicazione per i consumatori che oggi hanno rinunciato del tutto ad andare in pizzeria (25 per cento) o hanno ridotto le presenze (40 per cento) rispetto a prima della crisi, secondo l’indagine Ixe’ per l’associazione di categoria. La ricerca e’ parte del dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014″, presentato dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo a Napoli.  In Italia, sempre piu’ spesso nelle pizzerie viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa; pomodoro cinese o americano; olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi; e farina francese, tedesca o ucraina. Abbiamo infatti importato nel 2013 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero, con una tendenza all’aumento del 20 per cento nei primi due mesi del 2014. Una fiume di materia prima che, sostiene la Coldiretti, ha compromesso notevolmente il prodotto servito nelle 50mila pizzerie presenti in Italia che generano un fatturato stimato di 10 miliardi. Se il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia, il 45 per cento, secondo un sondaggio del sito www.coldiretti.it, attribuisce il primato alla pasta. E la produzione della pasta ha fatto registrare una decisa svolta nazionalista con la nascita e la rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%. Un percorso iniziato nei primi anni della crisi dal Consorzio Agrario di Siena che si e’ esteso ad alcune etichette della grande distribuzione (da Coop Italia a Iper) fino ai marchi nuovi o storici (Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, ecc). All’appuntamento con diecimila agricoltori della Coldiretti Guido Barilla, presidente Barilla G. and R.Fratelli S.p.A, ha annunciato che lo storico marchio napoletano “Voiello”, che fa capo al gruppo, vendera’ solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varieta’ aureo coltivato in Abruzzo, Molise, Puglia e Campania. “La produzione nazionale degli ingredienti e la sua lavorazione esclusivamente in Italia consente di salvare dall’abbandono interi territori situati in aree difficili nel Sud del Paese, e garantire occupazione e reddito”, sottolinea il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. A rischio anche il pane, perche’ accanto a quello prodotto artigianalmente, si assiste all’arrivo di milioni di chilogrammi di impasti semicotti, surgelati, con una durata di 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti, provenienti dall’Est europeo, destinati ad essere poi cotti e diventare pane nelle strutture commerciali a basso costo.

Fonte: www.ageabruzzo.it

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