Economia

Rapporti

Agroalimentare, è guerra sui tempi di pagamento l’altolà delle cooperative

DISPUTA SULL’ARTICOLO 62 CHE STABILISCE L’OBBLIGO DI SALDARE ENTRO UN MESE LA MERCE DEPERIBILE E IN 60 GIORNI GLI ALTRI PRODOTTI. SECONDO IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO LA NORMA È ABROGATA. “INTERPRETAZIONE ERRATA” PER LE COOP DI SETTORE

2 minuti di lettura
<p>Milano «N essuna abrogazione dell’articolo 62». Lo dice forte e chiaro Maurizio Gardini, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari italiane, replicando così alle insistenti voci e alle richieste di annullamento della normativa sui termini di pagamento del settore agroalimentare. Un contenzioso, quello sull’articolo 62, che di fatto sta scatenando un scontro senza esclusione di colpi sia a livello politico che imprenditoriale, disorientando «le imprese che ogni giorno lavorano ed operano nel pieno rispetto delle regole e che nei mesi scorsi si sono già attrezzate, sostenendo i relativi costi, per far fronte ai nuovi adempimenti ». Il numero uno dell’Alleanza, di cui Confcooperative rappresenta la principale associazione di rappresentanza (20.500 imprese, 550mila occupati, 3.166.000 soci, 62 miliardi di fatturato), sposa in sostanza la posizione del ministero delle Politiche agricole che è sceso in campo con una “nota giuridica” per smentire il parere del ministero dello Sviluppo economico, secondo il quale l’articolo 62 sarebbe «tacitamente abrogato» dalla normativa comunitaria che prevale su quella nazionale. In attesa di capire come evolverà la situazione, la battaglia normativa per ora è combattuta a colpi di “note giuridiche” dai rispettivi Uffici legislativi dei due dicasteri. In effetti, l’articolo 62 risulta più favorevole per il creditore, in quanto stabilisce la sostanziale inderogabilità sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali, 30 giorni per i prodotti deperibili, 60 giorni per gli alimentari non deperibili. La norma comunitaria, invece, pur partendo dai 30 giorni base, prevede la possibilità per le parti contraenti di allungare i tempi anche oltre i 60 giorni. Nella sostanza, la norma comunitaria è più flessibile. E se dovesse prevalere, obietta Gardini, «si tornerebbe di fatto allo squilibrio di prima, scandito dalla debolezza contrattuale del mondo agricolo e delle Pmi cooperative e industriali, e dallo strapotere della Grande distribuzione ». «Proprio quello che il ministro delle Politiche agricole aveva dichiarato di voler combattere — puntualizza il presidente — aggiungendo ai tempi certi di pagamento e relative sanzioni, anche l’obbligo dei contratti scritti». Si attende una parola definitiva per risolvere il contenzioso. E questo tocca prima di tutto ai due ministri, Mario Catania (Politiche Agricole) e Corrado Passera (Sviluppo economico). «Soprattutto in un momento così difficile e delicato per l’intera filiera — osserva Gardini — pressata dalla stretta dei consumi e da un credito erogato sempre più con il contagocce ». E, in seconda battuta, al mondo delle imprese che non sono immuni da colpe avendo contribuito a creare questa situazione d’incertezza. La conferma è la spaccatura che si è avuta in queste settimane all’interno dell’universo imprenditoriale. Da una parte Confindustria, Federdistribuzione e Confcommercio per i quali «l’articolo 62 ha provocato un danno economico per tutta la filiera agroalimentare ». Dall’altra sono invece schierate Federalimentare, le organizzazioni agricole, l’Alleanza delle Cooperative e Unionalimentari secondo le quali «le disposizioni contenute nell’articolo 62 hanno avuto un bilancio positivo, apportando maggiore trasparenza in tutta la filiera». Un segnale distensivo per il mondo della cooperazione è arrivato dal via libera della Camera al decreto che sblocca i pagamenti dei debiti della PA alle imprese. Anche se il presidente, prima di rilasciare un commento definitivo, prende tempo: «Siamo in una fase di valutazione — ammette — . Certo, abbiamo dato atto al governo della sua buona volontà ma, nel contempo, siamo delusi perché non è stata colta la necessità immediata dei pagamenti». L’Alleanza ha valutato in 20 miliardi «il buco» con la PA, 6 miliardi a carico delle cooperative sociali che sono quelle che corrono i maggiori rischi per la loro fragilità e la scarsa strutturazione patrimoniale. Ciò nonostante, sottolinea Gardini, «la cooperazione ha resistito bene, ha sacrificato gli utili, ma l’occupazione ha tenuto». Le cooperative sono state, infatti, un antidoto alla crisi con un incremento dell’8% degli occupati nel periodo 2007-2011 e +2,8% nel 2012. «Ma se la situazione economica del Paese continua a peggiorare — conclude il presidente — prevedo performance non positive per le nostre imprese. Soprattutto poi se ci sarà, come previsto, un rincaro dell’Iva». (v.d.c.) Netta la presa di posizione di Maurizio Gardini (foto), dell’Alleanza cooperative agroalimentari </p>